2024-10-10 Presentaz Bobo-Dioulasso di Chiara Rigotti - Coop.BorgoPo&Decoratori

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2024-10-10 Presentaz Bobo-Dioulasso di Chiara Rigotti

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2024-10-10 Presentazione di Bobo-Dioulasso di Chiara Rigotti
locandina Rigotti 10 ott 2024

  • Giovedì 10 ottobre 2024, ore 17:30:
    CANTI E LETTURE DELLA SAVANA
    Presentazione del libro Bobo-Dioulasso
    di
    Chiara Rigotti
    (OG ZERO, collana Le Città Visibili, 2024).
    Bobo-Dioulasso - OGzero


    Prima presentazione a Torino.

    Letture: Chiara Rigotti, Architetta
    Canti: Petit Solo Diabate, Griot
    Ilenia Diurno, Ballerina

    Piccolo buffet per chiacchierare alla fine delle letture e dei canti.

Letture, racconti e canti per rendere omaggio a una città della savana dal nome ridondante, centro culturale delle tradizioni e della memoria del Burkina Faso.

Nell’ovest del Burkina Faso, le comunità bobo si distinguono per la loro storica resistenza verso ogni forma di gerarchia o potere centralizzato, rifiutando categoricamente di sottomettersi a qualsiasi regime politico, sia esso esterno o interno. Questa resistenza ha portato le comunità bobo a mantenere un certo isolamento rispetto all’antico impero del Mali e alle dominazioni sudanesi successive.
Nel centro di Bobo-Dioulasso, vicino all’antico nucleo animista di Dioulasso Ba, si erge una moschea in terra, costruita agli inizi del Novecento, simile a quelle presenti in Mali e in Niger, caratterizzata da strutture in terra a forma di termitaio, con guglie ogivali.
L’interno della moschea è angusto. Uno spazio intimo e isolato dall’esterno. Essenziale e labirintico. Grossi muri lo separano dal caldo della stagione secca, dall’harmattan, il vento del Sahara polveroso che viene dal nord, e dall’umidità della pioggia. I legni che escono perpendicolari alla facciata, come pali di una qualche scala, servono appunto al rifacimento della pelle della moschea, l’intonaco, che dovrebbe essere rifatto ogni anno dopo le piogge. Quei pali sono anche dei collettori dell’umidità presente nell’intonaco, asciugandolo. La manutenzione dell’edificio spetta alla comunità. In città come Djenné il rifacimento della facciata è una festa importante che mette in gara le famiglie di artigiani e muratori. Ogni elemento dell’edificio, in modo semantico, riporta al mondo naturale, al non finito, al mutevole. Gli elementi verticali ci danno le direzioni, determinano l’uso e definiscono lo spazio che circonda la moschea.
Chiara Rigotti è architetto e consulente internazionale, da più di 20 anni svolge un lavoro di progettazione e ricerca nell’architettura ecologica e sociale. Nel 2002, il suo percorso l’ha portata in Burkina Faso con Arquitectos sin Fronteras – Barcelona, dove si è dedicata alla costruzione di infrastrutture e alla formazione di maestranze locali tessendo un dialogo costruttivo tra la pratica architettonica e le sapienti tecniche tradizionali, imparando e insegnando al contempo. Ha realizzato diversi progetti in Burkina Faso e in molti altri paesi africani tenendo sempre uno sguardo attento sulla natura del luogo e le sue potenzialità. Il suo studio di bioarchitettura nasce nel 2014, e dopo qualche anno ottiene il Terra Sahel Award 2019. Scrive e coordina progetti di cooperazione locale e internazionale, ha co-fondato Architettura senza Frontiere – Piemonte e ha deciso di trasmettere attraverso l’insegnamento quello che ha imparato nei suoi viaggi.
Petit Solo Diabate è griot di famiglia. Suona la chora e il balafon da quando lo conobbi a 14 anni, nel 2003. Insieme a molti altri montammo una piccola compagnia di marionette a Bobo, all’interno del mio progetto di scuole nei villaggi; Petit Solo e i suoi due fratelli maggiori Zakali e Dao, preparavano le musiche e i canti (che nella cultura orale sono dei veri e propri testi della tradizione e della memoria) di accompagnamento agli spettacoli di sensibilizzazione e portammo gli show nei villaggi rurali, per accompagnare i progetti di costruzione delle scuole, per creare momenti di riflessione e confronto tutti insieme.
Oggi Petit Solo è un musicista affermato che vive in Liguria e suona con molti artisti di jazz contemporaneo, ma spesso torna in Burkina per ritrovare le sue canzoni.


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